La donna multiforme di Patrick Nicholas

Nella natura o nell’ambiente artificiale la donna di Patrick Nicholas assume la sua veste camaleontica, imprimendo tuttavia sulla scena la propria immagine e suggellandola sempre con il segno di un eterno femminino.
Nell’ambiente naturale, tra rocce, boschi, acque, diventa con le sue forme l’espressione stessa della natura, un genius-loci infrattato tra le piante, appollaiato tra i rami, emergente da rivoli o cascatelle, imbozzolito come un insetto entro una foglia.

La donna diventa un tutt’uno con quanto la circonda, una presenza pervasiva sia pure leggera instabile e mimetica; ma nel gioco delle relazioni la figura femminile fa sempre convergere lo sguardo su se stessa, è sempre lei a calamitare l’attenzione proponendo un’ambigua immagine di Eva che assimila mondo animale, vegetale e minerale.
In altre composizioni, anch’esse dall’espressione fortemente intensa e “barocca”, la forma femminile tende a identificarsi con gli stessi elementi primordiali – l’acqua, l’aria, la terra e il fuoco- galleggiando, volteggiando e librandosi in essi per assumere nuove valenze a livello visivo e immaginativo.
Anche nell’ambiente artificiale la donna è sovrana; viene così a personificare, con un

tocco di humor, le interpretazioni artistiche del passato da Botticelli a Ingres a Manet e a Klimt stagliandosi, avvoltolata nelle proprie chiome, come una nuova Venere o sdraiata mollemente su divani in interni carichi di suppellettili e monili quasi burlandosi delle sue stesse icone per scivolare grandiosamente nel pop e in un orizzonte quasi postribolare nel quale domina e di cui è sempre e comunque regina.
In un mondo visionario che alterna piani esterni, interni e simbolici, la figura femminile viene così esaltata e nello stesso tempo demistificata.